Sabato 1 Marzo 2003

In un raro opuscolo le origini dell’edicola e i legami con la Russia
La vera storia degli antichi “Fanti Scritti”

M. Munda

CARRARA. La storia di un monumento, la sua descrizione meticolosa per «tramandarlo alla posterità prima che l'originale agonizzante cada nel totale deperimento», i rilievi artistici, su un masso di marmo lavorato e trovato nelle cave di Carrara. E' il volumetto di Giuseppe Antonio Guattani «Spiegazione di un bassorilievo denominato i Fanti Scritti di Carrara», 20 pagine in tutto, stampato a Roma nel 1819. Un opuscolo raro e introvabile che l'Accademia Aruntica ha ristampato anastaticamente grazie alla disponibilità del socio Carlo Agostino Marchetti, recentemente scomparso, e dell'assessorato alla Cultura della Provincia. L'opuscolo sarà presentato l'1l marzo alla Camera di Commercio in occasione della riunione straordinaria di studio organizzata dall’Aruntica per il trecentesimo anniversario della fondazione di S. Pietroburgo, città che ha avuto intensi scambi con gli scultori carraresi. L'edicola venne staccata nel 1863 dai bacini sopra Miseglia da Giuseppe Muraglia, nella cui cava si trovava, e portata nella Accademia dove ancora oggi è conservata, nelle logge del cortile interno. In chiaro stile romano, il rilievo votivo è composto da un tempietto stilizzato che incornicia tre figure virili piuttosto deteriorate e da un cartiglio. Dagli elementi iconografici di ciascuna figura è stato possibile riconoscere Giove in atto di abbracciare due dei suoi figli: Ercole e Bacco. Ma a lungo si è parlato anche della famiglia imperiale dei Severi con Settimio Severo al centro tra i figli Caracalla e Geta. Ma che relazione esiste tra il bassorilievo di Fantiscrittì e i russi di San Pietroburgo? A spiegarlo è Claudio Pisani, presidente della Accademia Aruntica. Nei secoli passati era usanza che i visitatori illustri lasciassero scolpiti i loro nomi intorno alle figure, firme che oggi sono ancora visibili e tra queste c'è anche quella del conte Aleksandr Osterman-Tolstoi, un generale che combattè contro Napoleone. Nipote di Anna Tolstoi, a sua volta figlia del famoso collaboratore di Pietro il Grande, l’ufficiale russo fu anche un emissario degli zar che si affidarono a lui, collezionista di antichità, per l'acquisto di opere d'arte di valore. Così nel 1814 capitò a Carrara, visitò le cave e lasciò la sua firma, ovviamente in caratteri cirillici, sull'edicola di Fantiscritti, vicino a quella del Canova e poco sopra quella del Giambologna. Tra le altre, l'edicola contiene anche la firma di Michelangelo, a testimonianza che per secoli l'edicola è stata una specie di registro di firme eccellenti. L'episodio è raccontato anche da Ubaldo Mazzini nel «Giornale Storico della Lunigiana» del 1919 e ripreso in un articolo de «L'Aronte» nel 1955 a cura di Pietro Micheli Pellegrini (m.mun.)

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