Sabato 6 Novembre 1999
È
lo scultore Olivieri fuggito dalla terra apuana perché inseguito da
schiere di creditori
Un carrarese fondò l'Accademia di Spagna
m. mun.
CARRARA. Credeva
nell'arte e voleva fondare una Accademia di belle arti nella sua città
natale, quella Carrara che invece dovette abbandonare nel 1740 inseguìto
dai creditori. Lo scultore Giovan Domenico Olivieri, nato all'ombra delle
Apuane nel 1708 e morto a Madrid nel 1762, era quasi ossessionato dall'idea
di dare alla città del marmo una Accademia dove studiassero le tre
nobili arti della scultura, pittura e architettura, un pensiero fisso che
anticipava alcuni decenni l'iniziativa di Maria Teresa nel 1769. Già
nel 1744 Olivieri fondava a Madrid la prima Accademia di belle arti di Spagna
a cui seguirono, sempre per sua iniziativa, quelle di Valenza e Barcellona.
Nel 1757 Olivieri aveva elaborato un progetto ed uno statuto per il futuro
centro della cultura artistica carrarese che voleva chiamare Accademia di
S. Ceccardo, ma l'idea non si concretizzò e 12 anni più tardi
venne ripresa e realizzata dalla duchessa Maria Teresa. Ed è stata
una spagnola, la ricercatrice Maria Luisa Tàrraga Baldò del
«Consejo Superior de Investigaciones Cientificas» di Madrid (equivalente
del CNR italiano) che allo scultore carrarese ha dedicato in lingua spagnola
un'opera monumentale in tre volumi dal titolo «Giovan Domenico Olivieri
y el taller de escultura del palacio real». Uno studio attento e preciso
dell'artista carrarese, oltre 2.000 pagine con tanto di biografia, di notizie
sulla sua formazione artistica, sulle sue opere, sui contatti con i fornitori
di marmo che da Carrara inviavano i blocchi in terra spagnola, un'opera corredata
da disegni e fotografie con una appendice di oltre 780 documenti, in lingua
italiana quelli del periodo carrarese, in spagnolo quelli che riguardano l'attività
presso la corte iberica. Sono descritte persino le opere documentate ma non
localizzate e quelle solo attribuite.
Olivieri era nato in città da una famiglia povera ma presto, dopo essersi
perfezionato presso i laboratori Schiaffino di Genova, si era fatto conoscere
ed apprezzare per le sue qualità andando a lavorare a Torino per il
re Carlo Emanuele III che gli commissionò opere per il palazzo reale.
Dalla città sabauda l'ambasciatore di Spagna presso i Savoia lo introdusse
a Madrid, dove divenne lo scultore di Filippo V e di Ferdinando VI, ricevendo
committenze per statue ed ornati del palazzo reale di Madrid.
Tra queste sono da ricordare il ritratto in marmo di Ferdinando VI, la medaglia
che raffigura Giuseppe di Corbajal, le statue di Teodoro ed Onorio, gli angeli
della cappella reale, fontane, bassorilievi, medaglioni. È proprio
per eseguire le sculture del palazzo reale di Madrid che Olivieri chiamò
a Madrid i Silici, una famiglia di scultori carraresi di cui la Tàrraga
Baldò, giunta appositamente dalla Spagna, parlerà domenica durante
la riunione di studio della Accademia Aruntica.